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Eppure, come ogni anno, la primavera era esplosa. Gli alberi, orgogliosi della nuova fioritura, ostentavano le loro gemme timide e verdissime al cospetto del sole il quale, dopo aver sciolto il ghiaccio dell'inverno, accarezzava le pendici dei monti, i prati e tutto ciò che era sotto al suo sguardo salvifico. Ma c'era un qualcosa che oscurava questo meraviglioso risveglio, un sentore di morte, di pericolo che aleggiava nell'aria e si avvertiva, era palpabile, vicino. Si insinuò tra le pieghe di alcune città, tra le mura, nelle case, tra la gente, un virus letale, venuto da lontano. Morte e devastazione, pianto e disperazione, si abbatterono con una violenza inaspettata sulla parte orientale della Lombardia e su alcuni comuni del Veneto, i primi in Italia ad essere colpiti duramente dal Covid 19 e a pagare con lacrime amare la perdita dei loro cari. Mario Cornali, testimone di quei momenti, ne "La dispensa del giorno prima" racconta di Alberto e Francesca, di come tutto si fermò improvvisamente come se un mago avesse trasformato ogni cosa in statue di sale. La dispensa di Alberto è accogliente come un grande ventre materno, sostiene e accompagna una comunità forte, orgogliosa e pragmatica la quale scopre un'inedita fragilità. Sono i giorni del lockdown, del silenzio assordante, della natura che si riappropria dei propri spazi e urla il suo possesso, degli odori che inaspettati giungono... i contagi, i decessi, l'impotenza... Certo è che nulla sarà più come prima... eppure era primavera...